COME FINANZIARE IL FUNDRAISING

 

 

La quasi totalità dei finanziamenti, dei grant e delle donazioni ricevute oggi dalle organizzazioni nonprofit, vengono destinate all’attività istituzionale per  realizzare i progetti legati alla propria mission.

In banca si chiede un mutuo ipotecario per acquistare una nuova sede, si partecipa ai bandi delle fondazioni di erogazione presentando progetti istituzionali, si raccolgono fondi da privati e aziende per finanziare attività e progetti dell’organizzazione. Le piattaforme di crowdfunding sono colme di richieste legate a micro progetti, i lasciti sono spesso vincolati a un progetto specifico, così come la raccolta fondi da eventi o iniziative di piazza. E naturalmente le convenzioni con gli enti pubblici sono tutte legate all’erogazione dei servizi concordati.

Insomma…come si finanziano le attività di raccolta fondi? Certo, una quota parte delle donazioni raccolte può essere destinata allo sviluppo di nuove iniziative di fundraising, ma probabilmente non è sufficiente per garantire sviluppo e sostenibilità nel medio-lungo termine, soprattutto per le piccole e medie organizzazioni.
Perchè è proprio di questo che si tratta: il fundraising è l’unico strumento che può generare “entrate” e moltiplicare la capacità di un’organizzazione di realizzare progetti e iniziative istituzionali, garantendo equilibrio e solidità economica e patrimoniale nel tempo. Così come un’azienda profit che non fa marketing è destinata a fallire, l’onp che non sviluppa il fundraising va incontro allo stesso destino.

Mi rendo conto che la questione è delicata, ma un euro investito nel fundraising può valere molto di più che un euro investito direttamente in un progetto. E’ quasi un pensiero controintiutivo, ma le associazioni che hanno successo oggi sono quelle che ieri hanno fatto questa scelta.     

Ma cosa significa investire nel fundraising? Significa principalmente due cose:

  1. sviluppare la capacità interna di fare fundraising (lo staff)
  2. realizzare iniziative e campagne di raccolta fondi e comunicazione con il supporto di professionisti e agenzie specializzate a seconda delle esigenze.

E il presupposto deve essere molto chiaro: per farsi finanziare le attività di raccolta fondi dobbiamo chiedere di effettuare un investimento sull’organizzazione e far capire che il ritorno dell’investimento sarà una maggiore e più veloce capacità di raggiungere gli obiettivi istituzionali. Per riuscirci si può seguire un semplice processo:

  • A chi possiamo chiedere di sostenere le nostre attività di fundraising?
    • ai soci
    • ai grandi donatori
    • ai donatori attivi fedeli
    • alle aziende sostenitrici
    • alla banca
    • alle fondazioni
  • Per che cosa chiediamo il contributo?  
    • Per l’assunzione di una o più persone che si occuperanno di fundraising
    • Per la copertura dei costi di una campagna di sensibilizzazione (5×1000, lasciti, sms solidale,  ecc.)
    • Per il restyling del sito web
    • Per l’avvio di un piano di direct marketing pluriennale
    • Per l’organizzazione di un evento di raccolta fondi
  • Come possono contribuire? 
    • con una donazione
    • attraverso un prestito
    • con un supporto in kind (location, beni, servizi, ecc.)
    • con il crowdfunding  (perchè no?)
  • Quali sono i requisiti per avere successo?
    • avere le idee molto chiare
    • avere un piano elaborato nei dettagli – soprattutto il budget e gli obiettivi che possono essere raggiunti
    • avere una leadership orientata al “marketing”

Negli Stati Uniti è una pratica ben consolidata, e molte fondazioni erogano contributi proprio per la realizzazione di iniziative di fundraising e comunicazione. Un esempio interessante arriva da un articolo di Julie Brown, program director della Findlay-Hanckock County Community Foundation, che racconta come molte richieste da parte delle associazioni siano proprio legate alla volontà di realizzare iniziative di “marketing e comunicazione” e che la fondazione ha finanziato progetti di questo genere come ad esempio la realizzazione di video, campagne pubblicitarie su giornali, aggiornamento del sito internet, la creazione di un nuovo logo, …E’ interessante notare, dal punto di vista culturale, che la richiesta di questo tipo di sostegno arriva dalle organizzazioni!

Non solo, se si scorrono i grants della Community Foundation della California, si può notare come nel 2015 moltissimi progetti finanziati dalla linea “impact fund” sono di capacity bulding, comunicazione e fundraising, con un cambio di rotta significativo rispetto agli anni precedenti.

E in Italia? Per esperienza personale ho visto pochissime donazioni da privati o fondazioni indirizzate direttamente allo sviluppo del fundraising (o a campagne di comunicazione). Sarebbe molto interessante che venissero attivate anche queste linee di finanziamento da parte delle Fondazioni, specie quelle bancarie e aziendali.

Dal punto di vista del finanziamento invece ci sono alcuni istituti bancari, ad esempio Banca Prossima o Banca Etica, che nascono con una sensibilità particolare verso il terzo settore (anticipo 5×1000, finanziamenti a tasso agevolato, piattaforme di crowdfunding, ecc.) e che potrebbero essere gli interlocutori ideali per presentare una richiesta in tal senso, a fronte di un piano strategico o di un progetto di fundraising ben definito. Che è uno dei criteri fondamentali per valutare la capacità di restituzione del prestito.

In questo modo, attivando cioè risorse destinate allo sviluppo del fundraising, sia sotto forma di donazione che di finanziamento, si potrebbe innescare un processo virtuoso capace di generare nuove risorse e maggiore capacità di raggiungere meglio e prima gli obiettivi istituzionali da parte di un’organizzazione nonprofit.

 

 

a cura di Francesco Quistelli

 

 

 

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