Il 2024 vede, ancora una volta, la crescita delle firme di destinazione del 5×1000: si passa da 17.249.982 del 2023 a 17.964.126 del 2024: + 714.144 che si aggiunge all’aumento già precedentemente riscontrata di 730.682 adesioni.
Si tratta di un record nel numero delle firme, che tiene conto sia di quelle destinate con codice fiscale a enti ammessi e non, sia di quelle generiche, ossia senza specifica di codice fiscale.
Rispetto al 2023 scorso si riduce in modo significativo il numero delle firme non ammissibili: 67.585, per un controvalore di 2.070.636 € contro 85.812 del 2023, per un controvalore di € 2.807.753.
Cresce ulteriormente anche il numero degli enti ammessi come beneficiari potenziali del 5×1000: si passa dagli 80.838 del 2024, anno fiscale 2023, ai 91.012 del 2025, anno fiscale 2024, con ulteriore +12,6% che si aggiunge al +13% dello scorso anno.

Considerando che il numero totale dei contribuenti in Italia nel 2024 era di circa 42,5 milioni di persone, malgrado l’ulteriore aumento significativo del numero complessivo delle firme, solo il 42% dei contribuenti, che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ha scelto di destinare il 5×1000 a sostegno del terzo settore: ancora molte persone non prendono in considerazione lo strumento come atto donativo.
CONTROVALORE EROGABILE E TETTO
Anche quest’anno viene raggiunto il tetto di € 525.000.000, importo massimo erogabile: € 522.929.364 il controvalore complessivo per gli enti ammessi vs € 522.192.247 del 2023, con un aumento di € 737.117; a questa cifra si aggiungono € 2.070.636 destinata dagli italiani a enti non ammessi e si arriva al massimo erogabile per legge.
Già nel 2023, con l’aumento complessivo del numero delle firme, il valore erogabile riferito agli enti ammessi era cresciuto rispetto al 2022 di circa 3,5 milioni di euro per un totale di 510.493.632 €. Se consideriamo anche la cifra destinata dagli italiani a enti non ammessi, pari a 14.506.368 €, si arrivava esattamente a 525.000.000 €, ossia al tetto massimo erogabile al terzo settore.
Lo stesso accadeva nel 2024, anno in cui il controvalore erogato per le firme ammissibili è stato di 522.192.247 € che, sommato al controvalore associato alle firme non ammissibili aveva portato al raggiungimento del tetto massimo erogabile.

Il valore che complessivo effettivo che dovrebbe essere destinato al Terzo Settore in assenza di tetto è decisamente più alto. Seppur non siano ancora disponibili dati ufficiali, con l’ulteriore crescita delle firme si può ragionevolmente stimare un extra di circa 50 milioni di euro.
Il grafico sottostante mostra l’andamento nel tempo del valore dell’extra tetto.

Complessivamente, dal 2021, coerentemente con l’aumento delle firme, cresce anche il valore di quei contributi che, seppur destinati dagli italiani al Terzo Settore non vengono erogati a causa del tetto massimo fissato dallo Stato per erogazioni da 5×1000.
Il trend mostra chiaramente che, pur essendo stato aumentato il valore del tetto a 525 milioni di euro, questo risulta comunque basso rispetto alle scelte degli italiani: la stima di 50 milioni di euro non distribuiti solo per il 2024, sommata a quelli degli anni precedenti, a partire dal 2006, mostra un valore complessivo di 534 milioni di euro di taglio dei fondi per il Terzo Settore.
TOP TEN E IMPATTO DEL TETTO
La tabella che segue mostra la top 10 delle organizzazioni in base ai volumi del 5×1000 e un confronto tra i dati 2022-2023-2024.

Nella tabella sono evidenziati in verde i valori con trend positivo e in rosso quelli con trend negativo.
Se da un lato ci sono organizzazioni che hanno un trend lineare – crescita o riduzione contestuale di firme e controvalore – come Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ed Emergency, ci sono enti che invece evidenziano trend contrapposti: crescita del numero delle scelte ma riduzione del controvalore erogato.
Il fatto che aumentino le firme e contestualmente, in alcuni casi, questo non corrisponda a un aumento del controvalore erogato ma bensì a una sua riduzione, è il risultato di quello che Nicola Bedogni definisce il paradosso del tetto.
Semplificando: aumentano gli enti ammessi e quindi gli enti aventi diritto all’erogazione, aumentano le firme, ma il tetto complessivo erogato resta invariato. Questo, insieme al peso dell’inoptato, ha necessarie conseguenze sul controvalore percepito.
DISTRIBUZIONE PER CATEGORIE
La crescita complessiva del numero delle firme si riflette anche sulla distribuzione per categorie: crescono tutti a eccezione delle aree protette che perdono ulteriori 1.424 firme, in aggiunta a quelle del 2023, dati in controtendenza rispetto all’andamento generale e rispetto al trend di questo settore fino al 2022.
L’aumento più significativo si registra per enti culturali e paesaggistici, +12,43%, seguiti dalle associazioni sportive dilettantistiche, + 6,49% e dalla ricerca sanitaria, +6,81%.
Tabella e grafico sottostanti mostrano il trend delle firme per settore degli ultimi 6 anni.


Guardando i soli enti ammessi, gli importi più rilevanti vanno a ETS e onlus, seguiti da ricerca sanitaria e ricerca scientifica.

Complessivamente aumenta il controvalore erogato per:
- Enti culturali e paesaggistici, + € 116.074
- Associazioni sportive, + € 293.813
- Ricerca sanitaria, + € 2.960.081
Di contro, malgrado l’aumento delle firme si riduce il controvalore erogato a favore di ETS e onlus, – € 1.587.203, della ricerca scientifica, – € 938.768 e dei comuni, – € 58.011. Anche il controvalore erogato a favore delle aree protette subisce una riduzione, – € 48.869, ma, in questo caso, come già evidenziato precedentemente, si accompagna una riduzione delle scelte.
Altro dato su cui riflettere riguarda il numero di associazioni che, pur avendone diritto, non hanno ricevuto firme, pari circa a 9.500 nel 2024.
IN CONCLUSIONE
Nel 2024 il 5×1000 conferma il proprio ruolo centrale nel sostegno al Terzo Settore, facendo registrare il numero più alto di firme mai raggiunto: quasi 17,9 milioni. Un dato che sottolinea una crescente consapevolezza da parte dei contribuenti, accompagnata anche da un significativo aumento degli enti ammessi al beneficio, che superano le 91.000 unità.
Tuttavia, questa crescita si scontra ancora una volta con un limite strutturale dello strumento: il tetto massimo erogabile fissato per legge a 525 milioni di euro. Anche quest’anno tale soglia è stata raggiunta, impedendo la distribuzione di ulteriori risorse che i cittadini avevano formalmente destinato.
Questo limite genera effetti distorsivi che vanno oltre la semplice riduzione delle somme disponibili. In particolare, emergono dinamiche in cui alcune organizzazioni, pur registrando un aumento delle scelte a loro favore, si trovano a ricevere importi inferiori rispetto agli anni precedenti. È il cosiddetto “paradosso del tetto”: cresce il numero degli enti ammessi, cresce il numero delle firme, ma il fondo complessivo resta invariato. Il risultato è una redistribuzione forzata, che penalizza anche chi migliora le proprie performance.
Infine, un dato su tutti invita alla riflessione: solo il 42% dei contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi sceglie effettivamente un ente cui destinare il 5×1000. Ciò significa che più della metà degli italiani non sfrutta questa opportunità a costo zero per sostenere cause sociali.
Si evince quindi la necessità di continuare a promuovere la cultura del 5×1000 attraverso azioni di sensibilizzazione e di adeguata informazione, oltre che di comunicazione e diffusione.