Firme ancora in calo per il 5×1000: 16.325.942 il totale 2021 vs 16.489.664 del 2020, con una delta negativo di 163.722 che, sommato a quello già registrato tra il 2019 e il 2020, porta a una diminuzione complessiva, in soli due anni, di 568.000 firme.
Calo significativo tra le non ammissibili che passano da 124.528 nel 2019 a 80.290 nel 2020 a 43.357 nel 2021, dato che ridimensiona il trend negativo complessivo per un totale effettivo sulle firme ammissibili di meno 486.909 in due anni.
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Se confrontiamo il dato con la base di riferimento, osserviamo che nel 2020, anno di maggior calo delle firme di destinazione del 5×1000, il numero di persone che hanno effettuato la dichiarazione dei redditi è cresciuto, più 153.000 persone circa, per un totale di 41,5 milioni di dichiarazioni. Al contrario nel 2021 la base di riferimento subisce una flessione: meno 345.000 dichiarazioni per un totale contribuenti di circa 41,2 milioni di persone.
Non c’è quindi una correlazione diretta evidenziabile tra numero di firme e dimensione della base donativa potenziale.
Se guardiamo il rapporto tra numero di contribuenti e numero di coloro che scelgono di destinare il 5×1000 a sostegno del terzo settore, osserviamo come solo un 40% circa delle persone prende in considerazione tale strumento come strumento donativo.
Si riduce rispetto allo scorso anno anche il controvalore erogabile: meno € 11.643.246 rispetto al 2020, in controtendenza rispetto a quanto registrato l’anno precedente che, a fronte di una diminuzione delle firme, aveva visto una crescita di € 12.950.732.
Il valore totale del contributo 2021, pari a circa 507 milioni di euro, risulta in linea con il 2019, 506 milioni circa: meno donatori ma fasce di reddito donative medio-alte.
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Il calo delle firme e la diminuzione dei volumi in gioco per effetto della flessione dei redditi 2020 acquisisce ancor più importanza se consideriamo che il numero dei beneficiari potenziali del 5×1000 è ulteriormente aumentato nell’ultimo anno: 72.738, 5,2% in più rispetto all’anno precedente.
Emerge una crescente polarizzazione tra un centinaio di realtà che incassano quasi la metà del totale degli importi assegnati (47,8%) e migliaia di enti a cui vanno pochi euro o addirittura nulla.
In particolare, i primi tre enti beneficiari (Airc, Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro ed Emergency) ricevono il 18% delle risorse assegnate con il cinque per mille, mentre sono 8.053 le realtà iscritte negli elenchi che non incassano nulla.
I dati sin qui rilevati ci portano ad alcune riflessioni:
- la platea di riferimento di questo strumento è tutt’altro che statica
- sono i “piccoli” donatori a “muoversi” di più
- un numero elevato di contribuenti non prende ancora in considerazione l’opportunità di sostenere il terzo settore attraverso la propria firma
- la polarizzazione nella distribuzione dei volumi produce la penalizzazione delle realtà più piccole.
- Se guardiamo ai settori di intervento osserviamo come il calo delle firme impatti in modo più o meno significativo su volontariato, meno 100.000 circa, ricerca scientifica, meno 23.000, ricerca sanitaria, meno 25.000 e comuni, meno 45.000.
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Continuano invece a crescere le firme destinate al sostegno delle Associazioni Sportive, degli Enti culturali e paesaggistici e delle Aree protette, queste ultime raddoppiate in tre anni.
Il trend è coerente con quanto osservato in generale nel mercato delle donazioni, dove i valori della prossimità e della vicinanza si configurano come criteri di scelta e orientamento sempre più importanti: sensibilità rispetto al territorio, alla comunità di appartenenza, valorizzazione del vissuto e della quotidianità.
Sulla crescita delle firme per le Aree Protette, i fattori di incidenza sono individuabili nella forte sensibilizzazione sui temi ambientali degli ultimi anni, operata sia a livello generale, sia a livello di istituzioni e a una sempre più alta percezione, stimolata e mediata dagli stessi canali di comunicazione, di come eventi avversi, primo su tutti la pandemia appena vissuta, siano in parte correlati a dinamiche di sfruttamento irrispettoso delle risorse naturali e dell’ambiente.
In conclusione, possiamo affermare che c’è ancora un ampio margine di lavoro per le ONP che devono continuare a investire nel 5×1000 sia per “trattenere” i donatori, sia per coinvolgere coloro che ancora non lo sono.
Fondamentale la diffusione di una corretta informazione sullo strumento, dove un ruolo importante è giocato non solo dalle organizzazioni del Terzo Settore, ma anche dalle istituzioni attraverso campagne di comunicazione, informazione e sensibilizzazione.
a cura di Laura Bartolucci - Responsabile Stretegic Unit di Atlantis Company