Fundraising trends 2016 – gli elementi chiave del nuovo anno

 

 

Essere capaci di interpretare il momento è una qualità fondamentale per ogni fundraiser che desidera raggiungere risultati di valore. Avere capacità analitica e di sintesi, porsi molte domande e mantenere viva la curiosità, così come prestare attenzione ai casi di successo, sono qualità che aiutano molto a “essere nel tempo” e fare così le scelte giuste. Sono convinto che per fare bene fundraising bisogna avere questo approccio, così ho provato a individuare 5 fattori critici di successo di quest’anno:

Fattore 1 – La Comunicazione è indispensabile al Fundraising 

Comunicazione e fundraising sono sempre di più un processo da affrontare in modo integrato, in questi ultimi anni la costruzione di fiducia, che in un mercato affollato e in costante evoluzione, anche in termini di capacità professionali, diventa un fattore di successo determinante. Così gli investimenti in comunicazione incidono direttamente sulla capacità di raccogliere fondi. Non sono binari paralleli, piuttosto un flusso unico che vede come elemento differenziante una call to action alla donazione più o meno esplicita.

Se prima insomma si poteva immaginare di fare una campagna di direct marketing (dal face to face al direct mail) ottenendo risultati di successo senza investire anche in azioni di comunicazione “non di raccolta fondi” (ad esempio attività di ufficio stampa, campagne di posizionamento istituzionale, eventi di sensibilizzazione, presenza attiva sui social network) adesso è sempre di più indispensabile integrare tutte le azioni per riuscire a raccogliere fondi.

Questo approccio, che costruisce il brand e il suo relativo valore nel tempo,incide direttamente sul ritorno degli investimenti e sulla fedeltà dei donatori nel lungo periodo.

Fattore 2 – L’Innovazione richiede incertezza

Tutti noi aspiriamo sempre ad avere spiegazioni, risultati certi e possibilmente facilmente raggiungibili. Ma questo è un approccio che non collima con la possibilità di generare innovazione e progresso: è infatti nell’incertezza che risiede la scoperta e il “nuovo”.

Solo le organizzazioni che decidono di rischiare, sperimentare, provare a sfidare prima di tutto loro stesse e i loro meccanismi stratificati, saranno in grado di migliorare e generare vantaggi competitivi. Non è affatto semplice, ma c’è sempre qualcuno che ha provato prima degli altri, che ha seguito un’intuizione senza alcun dato di riferimento, senza nessun kpi o benchmark… Ci vuole coraggio e desiderio di rischiare, non ci sono altri modi per generare qualcosa di nuovo. In un mercato così competitivo e complesso come sta diventando quello del fundraising è un fattore centrale. Qui un approfondimento sugli elementi chiave per fare innovazione in una onp.

Fattore 3 – I donatori sono sempre più mobili (in tutto il mondo)

I dati che arrivano dall’ultima edizione del Fundraising Effectiveness Project dell’AFP americana sono molto chiari in merito:  in media la capacità di trattenere nuovi donatori da un anno all’altro è di circa il 20%, mentre è del 63% quella sui donatori fedeli.
Questo significa che per ogni 100 dollari guadagnati da donatori nuovi o riattivati, 95 dollari sono stati persi da donatori che hanno smesso di donare.
Interessante anche evidenziare che i medi e grandi donatori i sono più fedeli del 300% in media. La ragione può essere ricercata solo nel maggiore sentimento di fiducia e attaccamento costruito nel tempo.

Inoltre viene sottolineata la tendenza a una maggiore capacità di crescita delle grandi organizzazioni (+ 10%) rispetto alle piccole (- 8%).  Qui il report completo da leggere.

La grande sfida è sì quella di acquisire ogni anno nuovi donatori, ma soprattutto generare un gruppo sempre più numeroso di donatori fedeli. Pensare di farlo grazie al solo “addebito bancario” e non con una chiara (e impegnativa) strategia di relazione che costruisce  fiducia, potrebbe essere un grosso rischio. L’aumento del tasso di caduta dei donatori regolari acquisiti via face to face è un segnale da tener presente.  Mentre è interessantissimo (sempre dato USA) sapere che i nuovi donatori che donano sia online che off-line hanno un tasso di retention doppio rispetto ai donatori solo off-line. Le campagne multicanale sono sempre più indispensabili!

Fattore 4 – Il consumatore premia sempre di più le aziende virtuose  

In Italia, secondo una recente indagine Nielsen, oltre il 52% dei consumatori è disposto a pagare di più se il prodotto è “sostenibile”.E’ un dato in forte crescita rispetto al 45% del 2014 ed evidenzia una bella opportunità per il mondo nonprofit, che può offrire quel valore aggiunto in più a un prodotto o a un brand, naturalmente in un’ottica win-win. Il dato sale al 66% su scala mondiale e addirittura al 77% tra i millennials (21-34 anni).
Qui un post in merito alle partnership profit-nonprofit.

Fattore 5 – I Millennials sono il presente e il futuro del fundraising

Perchè? I cari vecchi donatori fedeli non dureranno per sempre… I giovani tra i venti e i trent’anni sono il presente e il futuro: oltre l’80% ha uno smartphone, amano lo storytelling ed essere coinvolti e informati. Negli stati uniti l’87% dei millennials ha donato a una organizzazione nonprofit nell’ultimo anno. Non dico di stravolgere il modello di fundraising consolidato, ma di tener presente gli elementi chiave per entrare in relazione con questo target:

  • comunicazione online, utilizzo attivo dei social network
  • sito web mobile friendly
  • pubblicazione di video, foto e testimonianze
  • massima trasparenza
  • focus sulle donazioni online e regolari

Con il tempo i millennials saranno i nuovi vecchi donatori e costituiranno la garanzia di un futuro sostenibile per la causa di una onp.

 

 

a cura di Francesco Quistelli

 

 

 

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